Ergonomia o Ergonomica (gr.lat. e ingl.): scienza che studia le possibilità e i limiti di rendimento di una persona al lavoro, nonché il migliore adattamento reciproco tra la persona e l‘ambiente in cui lavora.
È il lavoro quotidiano che spesso richiede al nostro corpo più di quanto esso non possa dare. È stato dimostrato che proprio l‘attività sedentaria del lavoro d‘ufficio è un lavoro tra i più duri, che provoca frequentemente danni lenti ma irreparabili.
Il complesso tema dell’ergonomia è per Copeco Contract al centro di un mondo del lavoro in continuo mutamento.
Gli esseri umani sono la più piccola unità economica, la cui produttività dipende dalla propria intelligenza, conoscenza, motivazione, flessibilità, ambiente circostante, benessere fisico e mentale. Il successo professionale, sia come singoli che come parte di un’organizzazione, azienda od economia, è legato all’ambiente nel quale si lavora, in grado di stimolare o, al contrario, frenare lo sviluppo. Il 50% circa degli impiegati oggi lavora in ufficio e svolge attività di concetto. I limiti delle nostre capacità professionali sono definiti dalle nostre debolezze fisiche e mentali. Appena avvertiamo fastidio in qualsiasi parte del corpo compresa tra la testa e i piedi, il nostro intero sistema viene sbilanciato.
Per questo sono necessari uffici integrali e postazioni di lavoro che rispondano ad idonei criteri ergonomici, capaci di servire correttamente e con rispetto gli individui che lavorano al servizio dell’economia.
Le nuove modalità di lavoro, che spesso prevedono la condivisione e la disponibilità temporanea di scrivanie, richiedono sempre più arredi estremamente adattabili, che consentano a lavoratori con caratteristiche fisiche completamente diverse di condividere flessibilmente più postazioni di lavoro. Occorre che tutte le componenti vengano coordinate allo scopo di supportare ciascuna persona nello svolgimento della propria attività. L’interazione tra lavoro, risorse umane e mezzi a loro disposizione deve essere costantemente esaminata, corretta e, ove necessario, ottimizzata.
Un requisito essenziale per la progettazione di postazioni di lavoro ergonomiche è la conoscenza delle esatte caratteristiche fisiche dell’utente. Le statistiche antropometriche di una volta non sono infatti più applicabili. A causa di un’accelerazione dello sviluppo individuale (crescita più rapida) e dei cambiamenti nelle abitudini alimentari e negli stili di vita, determinate caratteristiche corporee possono subire variazioni nel tempo. Le influenze demografiche, specialmente in termini di immigrazione e di una maggiore aspettativa di vita, impongono una modifica ai criteri di misurazione nonché l’aggiornamento di tali dati.
La posizione seduta consente al corpo di riposarsi dopo aver camminato o dopo aver compiuto una prolungata attività in piedi. Tale posizione, infatti, rilassa i sistemi locomotorio e cardiovascolare e riduce l’attività ed il consumo energetico, circostanza da cui traggono beneficio il cervello e l’attività mentale. Gli uomini, tuttavia, non sono fatti per rimanere seduti a lungo. I dischi intervertebrali, che agiscono quali ammortizzatori e paraurti elastici tra le vertebre, possono essere forniti di elementi nutritivi solo se il corpo di trova in una posizione non soggetta a pressioni. Costanti pressioni e la progressiva perdita di sostanza dei dischi intervertebrali possono provocare danni irreparabili. La classica postura protesa in avanti implica un minore sforzo a carico dei muscoli della schiena rispetto alla “corretta” postura in piedi. Ciò crea, in un certo qual modo, un “conflitto di interessi”. Ne consegue che qualsiasi raccomandazione per una determinata seduta piuttosto che un’altra costituisce inevitabilmente un compromesso tra tali interessi. Occorre, inoltre, prestare attenzione al flusso sanguigno e al sistema linfatico, responsabili, tra l’altro, del sistema immunitario. Il metabolismo e la fornitura di elementi nutritivi alle cellule si riducono in mancanza di esercizio fisico e possono provocare dolore o lesioni permanenti.
Le soluzioni
Una seduta dinamica ed attiva permette ai dischi intervertebrali di acquisire gli elementi nutritivi di cui necessitano anche qualora il corpo si trovi in posizione seduta (ossia in posizione di massima pressione). Occorre precisare che nessuna posizione seduta mantenuta a lungo è corretta: il cambiamento costante da una posizione all’altra ha l’effetto di alleviare la pressione esercitata sui dischi intervertebrali e di stimolare il flusso sanguigno, il metabolismo e la respirazione, aumentando di conseguenza il rendimento lavorativo. Si è seduti correttamente qualora la spina assume una forma a doppia S. La posizione viene migliorata spostando il bacino in avanti. Ciò permette di sollevare il torace, facilitare la respirazione e distendere la spina cervicale, che è così in grado di sostenere correttamente il peso della testa (il 9 % circa del peso corporeo). Di conseguenza, anche i muscoli del collo si rilassano. La postura è ottimale grazie ad sostegno efficace dell’area lombare.
La posizione da seduti con un angolo di oltre 90° tra la parte superiore del corpo e gli arti inferiori (cosce) assicura il sostegno della postura verticale e migliora la respirazione, il metabolismo, la digestione e, di conseguenza, il rendimento lavorativo. Test scientifici hanno dimostrato che una leggera inclinazione della sedia di circa 3°-4° migliora la postura quando si rimane seduti per molto tempo. Una maggiore inclinazione della sedia è sconsigliata poiché il corpo tende a scivolare in avanti, perdendo contatto con lo schienale e non consentendo alla spina dorsale di mantenere la forma a doppia S. Le sedie dotate di angoli regolabili offrono particolari vantaggi, in quanto possono essere regolate in base alle necessità del singolo individuo.
Perfino la sedia ideale è di poca utilità se viene regolata in modo scorretto. La postura è corretta quando braccio ed avambraccio formano un angolo di circa 90°, la sedia è posizionata orizzontalmente e l‘avambraccio è appoggiato sul tavolo. L’intera pianta del piede deve aderire al suolo senza sforzo.
I braccioli regolabili in altezza alleviano la pressione sulle braccia e sui gomiti ed evitano tensioni a carico delle spalle e del collo. I tavoli regolabili in altezza sono ideali poiché consentono di essere adattati a ciascun individuo. I tavoli ad altezza regolabile a motore elettrico sono particolarmente funzionali nel caso di scrivanie condivise da più utenti.
Le postazioni di lavoro devono essere organizzate in modo tale da favorire l’attività professionale svolta. Ad esempio, se l’utente lavora principalmente al computer, la tastiera e lo schermo devono essere posizionati correttamente al fine di prevenire l’eccessiva stanchezza e pressione su un solo lato del corpo risultante da una scorretta postura del capo. Se vengono svolte più attività, quali il lavoro al computer e l’archiviazione, occorre assicurarsi di avere spazio sufficiente per poterle svolgere correttamente. Occorre inoltre evitare forti contrasti di luce e colore.
La luce
L’illuminazione presente negli uffici consiste generalmente in un insieme di luce naturale (diurna) e luce artificiale. L’architettura moderna consente sempre più facilmente di gestire la luce diurna. I sistemi di oscuramento, le superfici di riflesso, le luci direzionali e vari elementi in fibra di vetro forniscono luce naturale con grosso risparmio energetico. Nella gran parte degli uffici, la luce artificiale è costituita da apparecchi illuminanti fluorescenti anti-riflesso, integrati nei soffitti con alette.
Oggi si ritiene che l’alternativa migliore sia rappresentata da una combinazione di luce diretta ed indiretta. L’aggiunta di elementi flessibili per l’ oscuramento permette di prevenire l’abbagliamento e può – a seconda del modello – comportare anche vantaggi acustici. La mancanza di luce condiziona la nostra capacità lavorativa e porta ad irritazioni oculari o mal di testa e stanchezza dovuti a sforzi eccessivi. La gestione della luce è molto importante dal punto di vista ergonomico; si può ad esempio simulare la luce del giorno, ricreare all’interno degli ambienti il ritmo naturale del giorno.
Il clima lavorativo
Il clima lavorativo condiziona pesantemente il nostro benessere e, di conseguenza, anche la nostra capacità di lavorare. In tale ottica, è possibile analizzare singolarmente diversi fattori:
Temperatura: ciascun individuo percepisce la temperatura in modo diverso. Si consiglia una temperatura di 21-22 °C. Occorre inoltre considerare il riscaldamento, la luce e la propagazione di calore da parte delle persone e degli strumenti presenti in ufficio. Alte temperature possono causare sonnolenza; basse temperature possono causare malattie da raffreddamento e perdita di concentrazione.
Circolazione dell’aria: le correnti d’aria spesso possono causare malattie da raffreddamento ed irrigidimento muscolare (specialmente in ambienti dotati di aria condizionata). Finestre che lasciano passare correnti d’aria o la presenza di aria fredda riflessa da superfici in vetro, sono tutti elementi che possono avere un effetto negativo sulla salute. In inverno, le stanze dovrebbero essere aerate per 5-10 minuti ad intervalli regolari. Le pareti con scarso isolamento termico, conseguenti a scelte tecniche sbagliate, spesso causano muffe dannose per la salute.
Umidità: il livello ottimale di umidità varia dal 40 al 65%. Un adeguato livello di umidità migliora il senso di comfort. La presenza di aria secca, specialmente in caso di riscaldamento acceso, irrita la membrana mucosa e causa irritazioni alla pelle e agli occhi. Poiché l’umidità trasporta calore, un adeguato livello di umidità contribuisce ad abbassare il costo del riscaldamento. Uno dei migliori umidificatori è rappresentato dal “classico” contenitore di acqua posizionato sull’unità di riscaldamento. Anche le piante contribuiscono a regolare il livello di umidità e a filtrare gli agenti inquinanti.
Agenti inquinanti/elettrosmog: tutti i materiali da costruzione, gli arredi e le attrezzature per ufficio sono potenziali fonti di agenti inquinanti. Occorre perciò controllare al momento dell’acquisto le loro rispettive caratteristiche e certificazioni, nonché stabilire se gli arredi, i rivestimenti del pavimento, le attrezzature tecniche ecc. siano idonei in tal senso. L’attuale dibattito sulla cosiddetta “sindrome da edificio malato” ha recentemente sensibilizzato architetti, progettisti e consumatori nei confronti di tale problema, portando alla rimozione di eventuali fonti di pericolo.